- l’urgenza di dare una definizione chiara dell’antropologia, intesa come:la storia naturale dell’uomo, che fa parte delle scienze naturali. L’antropologia si sarebbe anche servita dell’etnografia, ovvero della scienza che “tratta del linguaggio dei popoli, della loro vita psichica, degli ordini sociali, come dei costumi, religioni, miti
- Se gli interessi di Cattaneo sull’evoluzionismo anticiparono i lavori di Mantegazza che si occupò ripetutamente della teoria di Darwin, le ricerche di craniologia ne fecero un precursore di quella particolare craniologia che in Italia intraprese un approccio di tipo qualitativo, approccio accolto dallo stesso Mantegazza e sviluppato poi da Giuseppe Sergi.propugnatore di una vera e propria riforma: la pluralità delle razze aborigene dipende dalle differenti misure del cranio.
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DEFINIZIONI
- FOLKLORE:Il complesso delle tradizioni, dei costumi di un popolo e il loro modo di manifestarsi ~fig. aspetto pittoresco di una situazione, di un ambiente
2 Studio delle tradizioni, dei costumi di un popolo. Nel 1846 John Thoms propose il termine Folklore (folk: popolo, lore: sapere). PETTAZZONI : USA LA K E NON LA C PE R COMUNICARE IL SUO DISSENSO SULL'APPLICAZIONE DEL TERMINI AL LIVELLO NAZIONALE INVECE CHE A LIVELLO INTERNAZIONALE
- ETNOLOGIA:Scienza che ha per oggetto di studio l'origine e la diffusione delle culture dei vari popoli
- ETNOGRAFIA: Studio dei popoli della terra
- DEMOPSICOLOGIA:, Demopsicologia, intesa come lo studio della vita morale e materiale dei popoli civili, non civili e selvaggi
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TERMINOLOGIE
- SOSTRATO ETNICO: mescolanza delle popolazioni dal sud al nord e viceversa. così da modificare lo stile e provenienze dei canti e delle liriche
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L’antropologia italiana tra fine Ottocento ed inizio Novecento è costituita dall’analisi dei festeggiamenti che ebbero luogo il 30 aprile 1901, in occasione del trentesimo anniversario della fondazione della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia (S.I.A.E.) e del Giubileo Universitario di Paolo Mantegazza.., la divulgazione delle conoscenze mediante la stampa di un apposita rivista, la formazione di personale altamente qualificato con l’apertura di centri preposti all’insegnamento universitario, la conservazione e l’esposizione di reperti per fini scientifici mediante allestimenti e laboratori museali. La nascita della cattedra e del museo, prima, e della società e della rivista, poi, assunsero le sembianze di “anno zero” delle discipline antropologiche italiane
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capitolo 1:
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MANTEGAZZA Risulta chiaro che nel presentare l’antropologia come esito di una fusione di più discipline, Mantegazza si proponeva come eroe solitario che aveva osato sfidare le ostilità contestuali e ha saputo sconfiggere ogni genere di ritrosia iniziale in nome di una scienza laica squisitamente improntata ai canoni positivisti.
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Mantegazza si era occupato della storia, era la preistoria a restare in ombra, vale a dire le attività di ricerca e di insegnamento svolte sulla scia illuminista, che aveva indotto anche in Italia numerosi studiosi a pensare una scienza che illuminasse non solo l’uomo come specie vivente del mondo organico, ma agli uomini in quanto membri di specifici e riconoscibili popoli
- MA PRIMA DELLA RIVOLUZIONE MANTEGAZZIANA ANALIZZIAMO LA PRE-MANTEGAZZIANA.
- CARLO CATTANEO. (A.A.E.) ( ARCHIVIO PER L'ANTROPOLOGIA E ETNOGRAFIA RIVISTA FIORENTINA) , venne pubblicato un articolo dedicato a Carlo Cattaneo e presentò Cattaneo come autentico precursore a cui andava riconosciuto il merito di aver configurato un inedito campo di studio in cui risultava decisivo, per la determinazione della vita dei popoli, l’incrocio di variabili fisico-geografiche con quelle di natura culturale, di cui la linguistica divenne uno degli strumenti importanti. vennero taciuti molto interessi di cattaneo come anche il fatto che dirigesse una rivista IL POLITECNICO.
- ROMAGNOSI : aveva pubblicato vari lavori tra cui uno spiccato interesse nei confronti della ricerca storica e dell’analisi di gruppi umani
- RUSCALLA si occupò, invece, di studi su minoranze etniche della Calabria.
- In Italia l’antropologia potè disporre degli scambi che si vennero a creare tra etnografia e filologia comparata.
- BIASUTTI argomenta a favore della filologia per la classificazione dei popoli e lo studio delle loro origini: “troviamo popoli che nonostante siano separati da grandi distanze, parlano la stessa lingua oppure diverse ma che hanno le stesse radici formative, e siamo costretti ad ammettere che queste lingue hanno un’intima relazione, indipendentemente dal tempo e dalle modifiche subite.”Secondo Biasutti, proprio la lingua e le tradizioni sono dotate di forte resistenza al mutamento.
- continuando nei processi PRE-MANTAGAZZIANI, troviamo il lavoro di NICOLUCCI e vediamo come la disciplina si avvicina alla medicina, con accostamenti alla craniometria, frenologia e anche l archeologia storica.
- NICOLUCCI: riteneva che nello studio del cervello non era sufficiente determinare la grandezza attraverso la misurazione del contenitore, piuttosto bisognava soffermarsi sul contenuto e le sue peculiarità. MIRAGLIA: la frenologia poteva essere utile per meglio caratterizzare i popoli. Attraverso la disamina della forma del cranio,si poteva fare una tipografia celebrale che sottolineava le caratteristiche degli organi intellettuali e le relative attitudini
- MOCHI discepolo di MANTEGAZZA, prese il suo posto ad una delle conferenze più importanti di francia in occasione di una festività importante. qui si afferma anco di più l antropologia con la comunicazione e il favoreggiamento di anomi illustri ,ma il tutto viene oscurato dalle presenze di MANTEGAZZA E MOCHI che si trovano su molti punti discordi. sia nella forma che nei contenuti.
- GIUSEPPE SERGI : Nel 1893, nella carica di vice-presidente della S.I.A.E., figurava Sergi, il quale fondò a Roma un nuovo sodalizio scientifico, la società Romana di antropologia (S.R.A.). novantacinque membri, tra cui: medici,psichiatri,studiosi di antropologia criminale, di archeologia, di storia delle religioni, di sociologia e economia. prima rivista a.s.r.a. che introdusse la craniometria osservazionale , nuova analisi craniometrica.incentrata sull esame visivo della forma del carnio.
- nel primo decennio del 900 l antropologia mantegazziana si trova inmomenti di crisi.
- GIOVANNI CANESTRINI: , che si discostava da Mantegazza, Antropologia e Etnografia sono da considerarsi due discipline autonome con in comune l’oggetto di studio, ovvero il genere umano. La prima segue il metodo delle scienze naturali, considera l’uomo come ordine zoologico, l’altra usa il metodo delle scienze storiche e considera l’uomo come ente sociale. Nelle pagine dedicate all’altezza dei popoli inserite nella sezione antropometrica, sottolineò come questa variasse non solo in base a fattori congeniti, ma anche in base a caratteristiche ambientali, legate al clima, al suolo, alle condizioni igieniche ecc ( NELLA SUA OPERA CHIAMATA , ANTROPOLOGIA, DI 14 CAP.)
- si soffermò su una serie di indici volti a restituire la capacità e la forma cranica. In particolare, distinse i popoli in: DALICOCEFALI, con un cranio stretto e allungato, e BRACHICEFALI, con una forma sferica. La determinazione dell’intelligenza si basava su diversi parametri. Oltre alla descrizione morfologica e all’analisi tassonomica dell’uomo, compito dell’antropologia era quello di studiare le anomalie individuali: le singolarità fisiche. Ad esempio l’anomalo accumulo di grasso sulla schiena della donna boscimana
- . Canestrini afferma infatti che non c’e’ razza separata dalle altre, e in base all’analisi del colore della pelle, della forma e distribuzione dei capelli suddivise l’uomo in dodici raggruppamenti: Razza papuese, razza ottentotta, razza cafra, razza negra, razza australese, razza malese, razza mongolica, razza artica, razza americana, razza dravidica, razza nubica, razza mediterranea.
- BARTOLOMEO MALFATTI: Nel 1878, Malfatti diede alle stampe il volume Etnografia, che rappresentava una visione complessa delle scienze dell’uomo italiane della seconda metà dell’Ottocento.Secondo Malfatti, l’etnografia era da considerarsi una disciplina autonoma dotata di una sua specifica identità, costituita non solo dall’oggetto ma anche dal metodo. In particolare essa doveva svincolarsi da altre discipline come le scienze linguistiche, geografiche e psicologiche che erroneamente la ritenevano una sezione accessoria.
- Fornì ulteriori elementi per mettere a fuoco la specificità dell’etnografia, protesa ad indagare “per quali combinazioni, e per quale concorso di circostanze esterne, si son venute a creare le diverse vicende di ciascun popolo, le costumanze, gli istituti, le religioni, le favelle.”Malfatti precisò che non aveva senso ritenere che attraverso lo studio odierno si potesse risalire alle origini, poiché certamente le carte in tavola nel corso dei millenni si erano mescolate, determinando che di razze pure non vi fosse più traccia. Anche l’idea di stabilire il rapporto tra popolo e territorio andava rivisto.
- FERDINANDO SORDELLI: A POCHI ANNI DAI VOLUMI DI CANESTRINI E MALFATTI SORDELLI PUBBLICO , l’Atlante Etnografico. L’Atlante presentava dodici razze extra europee, ciascuna descritta in relazione ad aspetti sia fisico-anatomici sia etnografici, con particolare attenzione alla cultura, all’alimentazione, alle abitazioni e all’abbigliamento la prima razza, ad esempio, quella degli australiani, è caratterizzata dall’ornarsi il corpo con tatuaggi per descrivere lo status.
- La morte di Mantegazza avvenne nel 1910. FINISCE L ERA MANTEGAZZIANA E INIZIA L'ERA MOCHI. MOCHI DIVENTA IL NUOVO PRESIDENTE DELLA S.I.A.E. A ROMA VIENE ISTITUITA Società Italiana per il Progresso delle Scienze (S.I.P.S.).
- Al di la delle critiche Mantegazza riusci ad elaborare un percorso di studi o di orizzonti conoscitivi Tra il 1871 e il 1910 vennero pubblicati più di cinquecento saggi, in cui è dato cogliere temi dominanti, involuzioni, cambi di direzione. Soprattutto era possibile evidenziare attorno a quale nucleo tematico la scuola fiorentina si fosse venuta a edificare. La parte più consistente degli articoli venne dedicata agli studi di antropologia fisica, ovvero all’analisi dell’uomo nella sua dimensione organica e somatologica. Accanto all’antropologia fisica si riscontra la matrice etnologica ed etnografica. Un terzo era invece di indirizzo diacronico, archeologico e paletnologico
- MORSELLI: Nel volume, Morselli suddivise la storia degli studi in quattro periodi:antico, medio, recente e contemporaneo. Del periodo antico, compreso tra il 1.000 a.C. e il 1230 d.C., evidenziò i meriti di Ippocrate e Erodoto che avevano gettato le basi sia per lo studio etnografico(osservazione diretta dei popoli) sia antropometrico(dissezione dei cadaveri). Il periodo medio si aprì con Federico II di Svevia che concesse il permesso di fare delle minuziose analisi anatomiche sui cadaveri e finì con le scoperte e i viaggi di Marco Polo. Il periodo recente si apre con la nascita di Blumenbach, che diede vita all’antropologia moderna. Ad aprire il quarto periodo detto contemporaneo fu il seguirsi di tre eventi epocali:la pubblicazione del libro di Darwin sull’origine della specie, la nascita a Parigi della Scuola di Broca e l’accettazione della teoria relativa all’esistenza dell’uomo fossile promossa da de Perthes.
- GIGLIOLI E ZANETTI pubblicarono le Istruzioni, ovvero un testo con un semplice elenco di quesiti per la ricerca sul campo, cosi che tutti ,esperti e non esperti, potessero contribuire alla ricerca conoscitiva tramite la rilevazione di dati. dalla grandezza del troncoe delgi altri alla misura del cranio e la mandibola passando di vestiti e strumenti . L USO DELLA FOTOGRAFIA INCOMINCIò AD ESSERE FONDAMENTALE.
- Nella seconda metà dell’Ottocento la comunità antropologica italiana, come quella internazionale, fece ampio impiego della fotografia, SIA DI FACCIA CHE DI PROFILO MA SANCHE FOTO ARTISTICHE CIOè FOTO SPONTANEE E LIBERE POSSIBILMENTE CON VESTITI TIPICI ETC...
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RIVISTE CAPITOLO 1:
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A.A.E. ( archivio per l antropologia e l'etnografia, firenze)
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il politecnico di CARLO CATTANEO.
- Atti della Società romana di Antropologia (A.S.R.A.) DELLA SOCIETà DI GIUSEPPE SERGI S.R.A . questa rivista introdusse la craniometria osservazionale.
- L’A.P.A, la rivista di Lombroso. antropologia criminale. . Mantegazza criticò fortemente i metodi lombrosiani
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Capitolo 2 :
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STUDIO DELLE POPOLAZIONI E TRADIZIONI ITALIANE. Nell’ambito del vasto e differenziato spettro di interessi della scuola fiorentina,, uno spazio non irrilevante venne riservato a ricerche dedicate alla popolazione italiana. Si trattava di un’indagine svolta con un apposito questionario in cui vennero inseriti sedici domande
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MANTEGAZZA richiese l’intervento dei sindaci affinché la scheda fosse compilata per l’interesse della scienza e il bene del paese. La ricerca mostrò la capacità della comunità fiorentina di tessere rapporti con il Governo che si mostrò a sua volta interessato a scoprire alcune caratteristiche della popolazione italiana. Ciò che venne fuori era una differenziazione tra Nord e Sud,
- Secondo Morselli accanto all’analisi fisico-anatomica della popolazione italiana, andava tratteggiata una visione degli aspetti morali ed intellettuali. L’elenco degli ambiti di ricerca suggeriti da Morselli riserva delle sorprese: nella categoria n°13 Oggetti relativi alle superstizioni e leggende popolari, l’autore suggerì che si dovevano raccogliere talismani ed amuleti, immagini sacre, abiti votivi, fotografie di grotte o luoghi per la guarigione di malattie. Al n°16 Danze popolari, si legge una particolare attenzione a documenti e oggetti relativi al Tarantolismo. Lo studio delle tradizioni popolari, secondo Mantegazza, consentiva di far luce sull’origine delle stirpi italiane. Una branca che in seguito verrà definita demologia
- Negli ultimi anni dell’Ottocento, in Italia vennero avviate importanti attività di istituzionalizzazione che investirono gli studi dedicati alle tradizioni popolari. Per opera di De Gubernatis venne alla luce la Società Nazionale per lo Studio delle tradizioni popolari (S.N.S.T.P.). . De Gubernatis cercò di prendere le distanze da coloro che si erano occupati di tradizioni popolari in maniera inconsapevole. Lo studio delle culture locali doveva opportunamente perfezionarsi, per essere posto al servizio dello Stato. Quindi, piuttosto che continuare a tollerare raccolte d’ispirazione romantica, elemento di attaccamento e nostalgia al luogo natio, bisognava procedere attraverso studi maggiormente approfonditi e attendibili.
- L’iniziativa di De Gubernatis, non fu affatto l’unica in Italia.
- GIUSEPPE PITRE': Pitrè venne eletto presidente del Comitato per la fondazione di una Società scientifica che si occupasse di tradizioni popolari, con sede a Palermo. Nasce la Società per lo Studio delle Tradizioni Popolari in Italia.Si diede avvio ad una rivista che dedicò molti articoli alla cultura orale, ai giochi e usanze, alle credenze e superstizioni. Pitrè cercò sostanzialmente di istituire il folklore come scienza. (Studio delle tradizioni, dei costumi di un popolo)
- Gli studi di Pitrè, le sue innumerevoli attività confluirono nell’allestimento della Mostra Etnografica Siciliana. Si trattava dell’epilogo di un’intera vita al servizio dello studio del folklore e della nascita della disciplina chiamata Demopsicologia. Pitrè sembrò cercare nell’Etnologia una stampella che reggesse la scienza del folklore, Demopsicologia, intesa come lo studio della vita morale e materiale dei popoli civili, non civili e selvaggi. Fiabe, favole, racconti, leggende, motti, proverbi, canti giochi e passatempi, spettacoli e riti ne costituiscono elementi d’analisi.
- Le pubblicazioni di Pitrè, divulgate in Inghilterra, determinarono un certo interesse degli studiosi stranieri presso la nostra cultura. Viaggiatori europei che elevarono l’Italia a tappa del Grand Tour. Ne sono esempio le descrizioni del carnevale e del carattere degli abitanti a Roma e a Napoli da parte di Goethe.
- ERMOLAO RUBIERI prese parte ai motti del Risorgimento, la sua opera maggiore sulla poesia popolare è la Storia dedicata alla tradizione nostrana : la poesia popolare come espressione della profonda anima della civiltà . Ad un anno dall’uscita del volume di Rubieri, venne pubblicato il libro di D’Ancona, con questo lavoro la fase positivista italiana giunse al suo apice. Egli affrontò il problema del luogo e della forma d’origine dei canti lirico-monostrofici, giungendo alla teoria che erano nati in Sicilia per poi trasformarsi nel corso della diffusione nel resto della penisola
- COSTANTINO NIGRA: STESSO NOME DEL PREMIO CHE PRESE ALLIEGRO. Secondo Nigra proprio lo studio della poesia popolare poteva mostrare la legittimità del processo di unificazione nazionale. La poesia popolare cantata, oggetto del volume, venne classificata in due grandi categorie: Canti narrativi o canzoni, di cui facevano parte le canzoni storiche, religiose e romanzesche, i Canti lirici, costituita da strombotti e stornelli. La diversa forma, il dissimile contenuto, le ineguali origini che distinguevano in maniera molto netta i canti narrativi da quelli lirici, potevano essere compresi alla luce di variabili etno-antropologiche e storico-politiche. I primi sono presenti al Nord mentre i secondi al Sud, malgrado le differenze queste popolazioni avviarono azioni di mescolamento, dando origine alla teoria del “sostrato etnico”.
- LAMBERTO LORIA. Fu a Palermo, epicentro simbolico della più importante scuola demologica italiana, che Loria e Baldasseroni presentarono per la prima volta alla comunità scientifica nazionale l’idea di costituzione di una apposita società scientifica dedita allo studio dell’etnografia italiana. Loria promosse di sé l’immagine del fondatore di un nuovo campo di studi, adottando l’Etnografia italiana, rifiutando quello di Folklore e Demopsicologia.Nel 1912 fu fondata dallo stesso Loria la rivista Lares. LORIA CREDEVA CHE IN ITALIA NON SI POTESSE PARLARE DI SVILUPPO ETNOGRAFICO PERCHE NON NE ESISTEVA NEANCHE L'OMBRA. SI SBAGLIAVA INFATTI FU CREATO ANCHE IL MUSEO ETNOGRAFICO.
- LA RIVISTA LARES: Nel 1912 venne pubblicato il primo numero della rivista Lares, l’organo della Società di Etnografia Italiana.Raffaele Corso, al Congresso di Etnografia, delineò un orientamento metodologico innovativo che fu però respinto. Proprio perché non era sufficiente individuare delle sequenze comportamentali e poi isolarne i particolari, Corso riteneva che l’analisi morfologica dei riti permetteva di risalire al suo significato originario ma non in termini di sopravvivenza. Pertanto gli studi sul folklore in Italia erano da ritenersi di dubbia validità. loira mori e tenne la rivista solo per un anno Quando la direzione passò a Novati, non vi furono più articoli innovativi ma solo di approfondimento folkloristico.
- CIRCELLO: andato in al primo congresso di asmara con una delegazione s.i.a.e. tentò di porre l'importanza della colonizzazione sulla ricerca etnografica e antropologica.Lo scopo di Circello era proprio quello di disegnare i limiti tra demologia e etnologia, a favore di quest’ultima. Nel corso del dibattito egli, inoltre sostenne che era molto importante studiare gli usi degli indigeni, in maniera approfondita e di stare attenti all’impiegare il concetto di superiorità di razza che porta a degli abusi.
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RIVISTE CAPITOLO 2:
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rivista inglese in demologia, il prestigioso Folklore Journal
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ultimi decenni dell’Ottocento la rivista Giambattista Basile fondata da Molinaro Del Chiaro
- Nel 1912 fu fondata dallo stesso Loria la rivista LARES.Nel 1912 venne pubblicato il primo numero della rivista Lares, l’organo della Società di Etnografia Italiana. LOIRA mori e la tenne solo per un anno poi passò a Novati.
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CAPITOLO 3:
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A Bari venne fondata la società per lo studio dell’etnografia e delle tradizioni popolari del Mezzogiorno d’italia, con lo scopo di raccogliere tradizione e costumi del meridione.
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RAFFAELE CORSO, NAPOLETANO: Nel 1922 a Napoli nasceva L’istuto Nazionale di Demopsicologia. Formalmente costituito il 14 luglio, da 57 soci, e con presidente Raffaele Corso, docente di etnografia di Napoli.
- Nel 1923 fu pubblicato il manuale “Folklore”. ”. Il motivo della stesura di tale manuale fu quella di evidenziare la concezione di folklore quale disciplina autonoma dotata di un proprio campo di studio ben definito e riconoscibile. Una vera e propria guida alla disciplina. E per fare ciò era inevitabile lo studio del passato e dei precursori. Ma nel citare i precursori, Corso non si limitò a esaltare tali figure, ma ad approfondirle e talvolta criticarle, come nel caso di Pitrè, invece che usare il termine depsicologia doveva usare il termine folklore. Corso inoltre esalta la figura di Battista Basile per la sua capacità di documentare scrupolosamente e quella di Bellucci per il suo studio sul folkore di guerra e sugli amuleti e sul feticismo. Possiamo quindi dire che il saggio di Corso è un esaltazione e un analisi dei fondatori e dei precursori del folklore.
- . Sul numero di apertura della rivista Ethnos il direttore Nicola Borrelli scrive: “il folklore riguarda credenze, pratiche e superstizioni di tempi andati, e quindi la sopravvivenza di remote civiltà e primitivi stadi umani individuali e collettivi.”.
- Per una disciplina autonoma e matura occorreva una definizione precisa. Nel 1846 John Thoms propose il termine Folklore (folk: popolo, lore: sapere). Il termine fu poi tradotto in varie nazioni. In italia furono proposti diverse definizioni come, demopsicologia, demologia, scienza demica, tradizione popolare. Secondo corso Folklore era un ottima definizione in quanto presentava una buona ambiguità sia del termine “popolo” sia quello di “sapere”.
- La ricerca particolareggiata svolta in un determinato territorio poteva essere condotta secondo un'altra modalità conoscitiva, quella di taglio analitico e comparativo. Corso individuò tre livelli distinti: L’area di investigazione, relativa a una o più regione. L’area di comparazione nazionale o internazionale. L’area di comparazione etnografica generale. Le prime due consentivano di affrontare problemi teorici di natura storica e geografica. La terza di natura etnografica. L’esame della trasmissione da paese in paese è di natura storico-geografica. L’indagine del fenomeno evolutivo è di natura etnografica e antropologica.
Il folklore in quanto oggetto di studio, era da intendersi come sopravvivenza di epoche precedenti. Il folklore come disciplina invece, studio dell’elemento primitivo, dei suoi caratteri e i percorsi di propagazione e mutamento.
- Nel 1925 Corso da vita alla rivista folklore italiano. La definizione di folklore inteso come sopravvivenza fu il tema principale. In tale scritto Corso colloca lo sviluppo della disciplina tra il 15° e il 18° secolo. La rivista di corso ebbe un ruolo fondamentale per lo sviluppo della disciplina in quanto permetteva a studiosi e ricercatori la possibilità di pubblicare i propri studi regionali e i propri testi in un contesto nazionale, e di conseguenza divulgarli
- Nel 1927 COCCHIARA pubblica il Manuale Folklore, dedicato ad un più vasto pubblico. L’intento del manuale era quello di promuovere il folklore a disciplina scientifica e di stroncare definitivamente il nemico di sempre: il dilettantismo. In sintonia con Corso, Cocchiara vede il folklore come una disciplina autonoma. Il tema centrale della sua opera è l’interrogativo: Come si forma e come si mantiene la tradizione? Sostiene che la tradizione parte dall’individualità per poi trasformarsi in collettivismo, opponendosi ad Alessandro d’Ancona.
- Sulla retorica del mimetismo e dell’empatia.
Corso nel volume del 1923 mette in luce la necessità di adottare tecniche di registrazione o in mancanza di queste di riprendere la realtà attraverso strategie di documentazione standardizzate. Per lo studio della danza ad esempio aveva proposto l’adozione di schemi e segni convenzionali. Cocchiara invece propone un metodo differente, come mostra nel capitolo sulla danza. L’utilizzo di diagrammi speciali per riportare i movimenti e i passi usati durante lo svolgimento della danza. Però afferma che sono da preferire sempre le descrizioni svolte con precisione. Cocchiara in oltre si sofferma particolarmente sulla ricerca di campo, cosa che Corso prende più alla larga. Cocchiara afferma che per ottenere delle informazioni e dei dati, non basta interrogare i nativi in quanto quest’ultimi possono sentirsi presi in giro e quindi rispondere non obbiettivamente. Secondo cocchiara una buona ricerca si fonda sul mimetismo e l’empatia, la fusione totale con il popolo che si decide di studiare in modo da integrarsi con l’oggetto di studio per avere una migliore visione di campo.
- COCCHIARA: Dato che si voleva raggiungere una storia nazionale di scienza del foklore, per fare ciò c’era bisogno di scrivere le storie regionali. Quindi la storia delle tradizioni popolari siciliane voleva essere un impresa, una rampa di lancio per un lavoro di costruzione di una tradizione nazionale, partendo da quella regionale. Secondo cocchiara inoltre il folklore era il mezzo attraverso il quale il popolino educa i figli, gli trasmette degli ideali e delle tradizioni
- “il folklore materia d’insegnamento”Nel 1927 Luigi Sorrento nell’articolo Folclore e dialetti d’Italia, riconosce che lo studio del folclore avesse ormai raggiunto una maturità tale da meritarsi l’appellativo di Scienza. Inoltre afferma che ci dovesse essere una forte collaborazione con altri campi disciplinari che non potevano essere tralasciati. In quanto una scienza in quanto tale, viene per forza a riconoscere la sua fratellanza con altre scienze.
Giovanni Crocioni nel 1927 avviò nell’Università di Bologna un corso sul folklore. Crocioni sosteneva che il folklore non fosse semplicemente un insieme di tradizioni popolari sopravvissute, ma un insieme tra ciò che fu e ciò che è, un insieme di vecchio e nuovo. Giuseppe Lombardo Radice partecipò intensamente alla realizzazione della riforma gentile. Quest’ultimo vedeva nel folklore e nella scuola uno strumento per la crescita culturale del paese e un rafforzamento della coscienza nazionale.
- Nel 1929 ci fu il Primo Congresso Nazionale delle Tradizioni Popolari che ebbe luogo a Firenze. Ad organizzare l’evento ci fu L’ente Fascista di Cultura e di Alti studi, affiancato dal Comitato Nazionale per le tradizioni popolari (C.N.T.P) che fu voluto dal regime come organo per il coordinamento dei comparto folklorico che doveva essere uno strumento di propaganda e mobilitazione popolare.. Al congresso il duce non ci fu, ma delegò il Ministro dell’istruzione Martinelli per presentare le istanze del Governo. Martinelli spiegò che lo studio del folklore doveva servire per infondere nel popolo “sani sentimenti patriottici”. Ecco perché si formo un profondo legame tra Regime e scienza del popolo. Il Governo fascista voleva un perfezionamento morale del popolo italiano, e il folklore era uno strumento perfetto per lo scopo.
- Nel 1928 PETTAZZONI diventà presidente del Comitato nazionale . Secondo Pettazzoni lo studio del folklore doveva basarsi su un analisi comparativa a due livelli: Il primo era quello della raccolta di dati e di tradizioni, quindi lo studio della storia, il secondo era quello dell’analisi in base al “percorso temporale”. L’analisi comparativa non doveva avere limiti spazio-temporali. Per Pettazzoni il folklore era una disciplina internazionale in quanto nata prima delle nazioni ed è proprio per questo che nello studio della disciplina non ci si doveva limitare a dei confini imposti, ma estendere l’analisi più che si poteva. Inoltre Pettazzoni seguendo sempre il suo pensiero, era contro al “folclore” che si stava sviluppando in italia sotto la pressione del regime, che tendeva all’esaltazione nazionale. Proprio per questo utilizza la parola folklore con la “k” e non con la “c” proprio per sottolineare il suo dissenso verso una disciplina volta solo all’analisi nazionale e non internazionale, che lui sosteneva.
- CORSO E PETTAZZONI: Corso voleva che fosse fatta una cernita, come sosteneva anche Cocchiara, tra i vari studiosi e para-studiosi, i quali imbrattavano il nome della disciplina non avendo una buona capacità di analisi e buona conoscenza di ciò che provavano a studiare. Corso attaccò Pettazzoni su tutti i fronti. Questo contrasto era nato molto probabilmente per una sorta di lotta per la leadership, in quanto in quegli anni si andava verso un riconoscimento ufficiale di una disciplina e della conseguente promozione di un leader. PETTAZZONI UN NON FOLKLORISTA.
- GIORGIO PASQUALI: studioso di filologia classica, sferra un attacco al cuore della disciplina. Secondo Pasquali il folklore, considerato scienza autonoma, aveva al suo interno una serie di filoni di studio. Pasquali voleva impedire la costituzione di un autonomo e unico campo di studio. Secondo Pasquali non esiste un'unica scienza del Folklore. L’adozione di metodi variegati come quello filologico, etnografico e quello glottologico, dimostra che il folklore è privo di unicità di metodo e quindi non poteva essere considerata una scienza.. Corso e Pettazzoni affermavano che l’oggetto di studio era il popolo. Ma Pasquali si chiede: Dove comincia e dove finisce il popolo? Secondo Pasquali dire di studiare “le classi inferiori della società” era inaccettabile, in quanto si presupponeva una suddivisione del corpo sociale in parti, del tutto distinte e separate.Pasquali afferma che proprio la vicinanza con l’oggetto di studio è un errore e causa di errate conclusioni. Lo studioso non è adatto al lavoro sul campo. Il lavoro della ricerca sul campo e degli interrogatori doveva essere lasciato a terzi, in quanto gli studiosi sul campo tendevano a costruirsi “una torre d’avorio” dove confinarsi e non riuscivano ad instaurare un rapporto di fiducia con l’oggetto di studio.
- CARMELINA NASELLI : ). Secondo la Naselli il Fascismo e lo studio delle tradizioni popolari erano legati l’uno all’altro in maniera indissolubile. Tanto il Fascismo consolidò le tradizioni popolari per rafforzare l’identità nazionale, tanto le tradizioni popolari furono le fondamenta della nascita del fascismo. L’insegnamento del dialetto, l’introduzione del folklore nelle scuole, la riscoperta di usi e costumi incrementarono l’adesione al regime sviluppando una vocazione patriottica. Ma non si preoccupò mai di definire cosa fosse il folklore e come andasse studiato. Affermò solo che bisognava diffidare gli studi amatoriale e affidarsi nello studio ad esperti della disciplina.
- IN SEGUITO NEL CONGRESSO POPOLARE DI FIRENZE NEL 1929 SI ISTITUZIONALIZZò LA DISCIPLINA: SOLO DOPO LA CADUTA DEL REGIME . Ciò che fu accettata fu la “libera docenza” (docenti liberi e non di ruolo scelti per lo svolgimento di lezioni riguardanti letteratura e tradizioni popolari). A vincere il primo concorso furono Caravaglios e Cocchiara all’università di Roma. Caravaglios fu scelto per la sua metodicità nell’operare gli studi e per la precisione nella raccolta di dati. Cocchiara invece fu esaltato per l’esperienza acquisita ALL'ESTERO. A Cocchiara fu affidato un corso presso l’università di Palermo. Nella sua prolusione “La scienza delle tradizioni popolari e l’Italia, trasmette agli studenti e alla comunità scientifica una serie di conoscenze e di valutazioni positive sulla scienza del folklore. Secondo Cocchiara nel quadro internazionale la figura di Gian Battista Vico, filosofo napoletano, si scagliava maestosa come vero precursore della disciplina
- La libera docenza di PAOLO TOSSCHI:
Nel 1933 venne conferita la libera docenza a Paolo Toschi all’università di Roma. Toschi si laureò con lode in Lettere e la sua tesi “la poesia popolare religiosa in Italia” suscitò grandi consensi . ”. Corso criticò il saggio di Toschi in quanto lo accusa di aver datato l’inizio della fase positivista (metodo scientifico) intorno al 1880, affermando che studi come quelli di D’ancona di stampo positivista risalgono al 1850 e quindi anni prima della data enunciata dal Toschi
- La seconda edizione del Manuale di Raffaele Corso 1944. Tra vecchie e nuove prospettive.
Nel secondo volume, Raffaele Corso annuncia la sua conversione teorica. L’abbandono del concetto di sopravvivenza di stampo evoluzionista, e l’accettazione di un approccio etnico-sociologico, che vedeva le tradizioni non come sopravvivenze ma come reviviscenze. Inoltre criticò l’allontanamento della K dal termine folklore voluto dal fascismo.
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RIVISTE CAPITOLO 3:
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Nel 1911 nasceva la rivista “ Archivio per la Etnografia e la Psicologia della Lunigiana” fondata da Podenzana e Sittoni
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Nel 1915 fu fondata la rivista folklore Calabrese diretta da Satriani.
- RIVISTA ethnos di NICOLA BORRELLI.
- Nel 1925 Corso da vita alla rivista folklore italiano.
- Nel 1930 fu riavviata la rivista Lares. Inizialmente affidata alla direzione del giovane Toschi e successivamente nelle mani di Emilio Brodero.. Fino al 1943 anno in cui le vicende belliche interruppero nuovamente le pubblicazioni , furono pubblicati circa 377 saggi fatti da autori vari. Da specialisti a cultori amatoriali.
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capitoli 5,6,7,8,
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CAPITOLO 7 :
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La storia delle tradizioni popolari
Nel dopoguerra venne ridato impulso al settore demologico, che trovò un punto di riferimento nella Società di Etnologia italiana. La S.E.I. nel 1949 si presentava con un aspetto molto variegato ed era costituita da esponenti di discipline diverse ma tutte afferenti al vasto campo umanistico. La presidenza fu assunta da Monteverdi , docente di filologia romanza e allievo di Novari. Nel 1957 quando la presidenza fu assunta da Toschi, si delineò nella S.E.I. una fisionomia scientifica più netta basata su una distinzione per ambiti di studio. La carica di Socio d’Onore fu data a Benedetto Croce. Questo servi a trasmettere non solo credibilità al mondo culturale ma anche unitarietà di intenti.
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DAL 1948 A TORINO Dopo 8 anni si tenne in Sardegna il sesto congresso che rappresentò un punto di svolta per gli studi demologici. Cocchiara nel suo intervento affermò che gli studi di letteratura popolare non vanno considerati come inerti, ma come documenti di vita reale. Gli studi demologici devono occuparsi perciò, dei rapporti centro-periferici in chiave non economica ma culturale, a partire dall’idea che tra fatti culturali ( sovrastruttura) e fatti economici ( struttura) ci fosse un rapporto dialettico. La periferia secondo Cirese non è del tutto autonoma ma neppure determinata dal centro. Anche le considerazioni di Carpitella furono importanti. Secondo questo studioso, in un paese come l’Italia in cui vi è una tradizione musicale colta, vi è un substrato musicale arcaico che sopravvive ai registri letterari recenti. Quindi gli elementi musicali sono più resistenti al mutamento rispetto agli elementi letterari.
- Subtopic 1
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RIVISTE CAPITOLO 7:
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Nel dopoguerra ripreso anche le pubblicazioni della rivista della S.E.I. , Lares.
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1946 fu rimessa in piedi la rivista Folklore di CORSO
- Nel 1949 a Udine D’aronco fondò la rivista il Tesaur e a Cagliari fù operativo il Bollettino bibliografico sardo.
- Gli Annali del Museo Pitrè e la Lapra.Gli Annali del Museo Pitrè e la Lapra.
La prima rivista fu fondata da Cocchiara . La seconda rivista fu fondata invece da Eugenio e Alberto Mario Cirese