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CANTO I
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Le prime 5 ottave costituiscono il PROEMIO
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OTTAVA I
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L'esordio "Canto le armi pietose e il comandante" è un evidente calco dell'incipit dell'ENEIDE VIRGILIANA ("canto le armi e l'uomo")
- Anche l'aggettivo PIETOSE riferito alle armi, che potrebbe sembrare un ossimoro, fa in realtà riferimento alla PIETAS di Enea
- = atteggiamento di totale subordinazione e fiducia cieca nei confronti del fato, unito all'amore patriottico e al rispetto dell'unità familiare
- In effetti, GOFFREDO DI BUGLIONE, protagonista dell'opera è pius come Enea
- EROE CRISTIANO per eccellenza, estraneo alle tentazioni mondane e che riporta all'unità i suoi compagni erranti, tentati dalle forze del male
- Le sue principali qualità sono
- SENNO, cioè l'ingegno
- MANO, ovvero la forza
- La crociata richiede quindi una sapienza strategica e morale unita alla necessaria forza militare, una sintesi delle virtù die grandi eroi epici
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Nell'ultimo verso dell'ottava vengono introdotti gli altri personaggi, con il termine generico di COMPAGNI ERRANTI
- ERRANTI
- ERRANTI PER VOCAZIONE
- si rifà alla tradizione cavalleresca medievale, in cui il cavalliere è colui che girovaga per i luoghi alla ricerca di imprese in cui mostrare il suo valore
- ERRANTI SPIRITUALMENTE
- si riferisce ai traviamenti che i personaggi subiscono nel corso del racconto, molto spesso per via delle forze del male e dell'amore
- Fin da subito viene espressa l'opposizione tra il CENTRO DELL'AZIONE (Gerusalemme, la battaglia, l'etica cristiana) e le SPINTE CENTRIFUGHE
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OTTAVA 2-3
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si apre con l'INVOCAZIONE ALLA MUSA, intesa come forza cristiana e celeste
- Molti pensano si tratti di URANIA, altri allo SPIRITO SANTO
- Unica fonte di ispirazione per una poesia sacra, contrapposta alle muse di Apollo pagane
- CADUCHI ALLORI > ossimoro perchè l'alloro è un sempreverde, ma allo stesso tempo simbolo della gloria poetica. L'espressione va dunque intesa col significato di "GLORIA EFFIMERA"
- La triplice ripresa anaforica del "TU" costruisce la seconda parte dell'ottava in cui Tasso richiede l'ispirazione divina e un potenziamento della propria voce poetica
- allusione al PROEMIO DANTESCO DEL PARADISO
- Tasso chiede poi perdono per l'inserimento di ELEMENTI DILETTEVOLI
- L'autore sa bene che il lettore apprezza più facilmente l'opera se essa è condita con dolcezze come le vicende amorose e meravigliose e sa bene che la serietà della sua opera potrebbe apparire noiosa
- Per questo motivo, mescolando il vero con il fantastico, il pubblico da un lato potrà leggere più facilmente e con maggior piacere l'opera, e dall'altro potrà ricavarne quei valori morali e religiosi tanto cari al poeta
- Così come il fanciullo beve più facilmente la medicina se il suo bicchiere ha gli orli cosparsi di zucchero (Lucrezio)
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OTTAVE 4-5
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Esse costituiscono la dedica ad ALFONSO II D'ESTE, che viene ritratto da Tasso come magnanimo e come colui che ha offerto ospitalità al poeta, pellegrino errante come i suoi personaggi
- Tasso invita il suo signore a porsi capo di una NUOVA CROCIATA per Gerusalemme, in modo da poter liberare la città dagli infedeli ottomani
- Importante l'accenno al clima di PROFONDA CONFLITTUALITA' DEL MONDO CRISTIANO, contrassegnato dalla Riforma e dalla Controriforma
- Se ci sarà occasione di una nuova crociata, è bene che sia Alfonso il comandante e in questo modo il poeta non esiterà a scrivere un nuovo poema per onorarlo come emule di Goffredo
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OTTAVE 6-10
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Dopo il proemio, inizia in MEDIA RES la narrazione della vicenda, con la guerra che prosegue ormai da 6 anni
- Tasso, nel GIUDICIO SOPRA LA GERUSALEMME spiega di aver intenzionalmente allungato la durata della guerra (da tre a sei anni) per sottolineare le sofferenze e il coraggio dei guerrieri cristiani
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Già stava per giungere il sesto anno quando le truppe si lanciarono nella liberazione del Sepolcro
- Tasso fa riferimento a varie vittorie precedenti, come la liberazione di NICEA, ANTIOCHIA e TORTOSA
- Arrivato l'inverno, l'esercito cristiano è ormai fermo nell'attesa che passi
- Entra a questo punto in gioco DIO, che dalla parte più pura del cielo OSSERVA IN UN ATTIMO TUTTO IL CREATO E I GUERRIERI CRISTIANI
- vede nel solo Goffredo LE BUONE INTENZIONI, LA FEDE E UNA SINCERA VOLONTA' DI LIBERARE IL SEPOLCRO, egli non si cura della gloria terrena o della possibilità di bottino
- Gli altri personaggi appaiono invece in qualche modo INADEGUATI ALL'ALTA IMPRESA
- segue una breve rassegna di essi dal punto di vista divino:
- BALDOVINO
- in lui vede un'indole avida e una propensione ossessiva per le glorie terrene
- TANCREDI
- ha disprezzo nei confronti della vita per un amore folle per una saracena
- BOEMONDO D'ALTAVILLA
- conquistò Antiochia e iniziò a governarla senza interessarsi agli esiti della crociata
- RINALDO
- personaggio inventato da Tasso e in cui risiede la tematica encomiastica, egli è troppo giovane, impaziente e desideroso di onore
- GUELFO
- Non partecipò allo scontro finale, ma Tasso lo immagina importante nell'educazione del nipote Rinaldo
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OTTAVE 18-34
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Dio si rivolge a questo punto all'ARCANGELO GABRIELE, fedele interprete e messaggero di notizie. La sua funzione di nunzio viene arricchita con un ulteriore valore in virtù del suo ruolo nella cristianità
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Dio gli ordina di andare da Goffredo che elegge CAPITANO DELL'ESERCITO in cielo, il quale dovrà radunare tutti i suoi compagni e comandanti e guidarli alla vittoria
- L'arcangelo assume quindi SEMBIANZE UMANE, in particolare l'aspetto di un giovinetto dai capelli biondi e, sorvolando velocemente sui vari territori, giunge sulle spiagge di Tortosa dove Goffredo è intento a pregare
- L'eroe rimane inizialmente meravigliato e abbagliato dalle parole riportate dall'angelo, ma ritorna rapidamente in sé e comprende l'importanza del suo messaggero, del messaggio e soprattutto del mittente
- un nuovo desiderio è presente nel suo animo, espresso dal campo semantico della fiamma
- L'intervento di Goffredo per radunare tutti i suoi compagni è mosso da una SAPIENTE STRATEGIA RETORICA che sarà costante nel corso del poema
- Da notare come l'utilizzo delle PARENTESI permetta all'autore di riservarsi uno spazio
- è qui che Goffredo viene definito per la prima volta PIO, formula che ritornerà più e più volte
- Il suo discorso dura ben 7 ottave, in cui egli argomenta il messaggio inviatogli da Dio affermando come la morte dei cavalieri e la guerra sarebbero ingiustificate se non fossero animate da UN DISEGNO SACRO DI LIBERARE LE MURA DI SION E LIBERARE I CRISTIANI DA UNA SERVITU' INSOPPORTABILE
- Con un sapiente crescendo, Goffredo termina il suo discorso con un APPELLO SOLENNE rivolto all'umanità, presente e futura, a riprendere la guerra senza esitazioni
- Paventa infine il timore di un'ALLEANZA DEGLI ESERCITI INFEDELI dei quali preoccupa il numero infinito
- Al solenne discorso segue lo stupore preoccupato del suo pubblico fino a quando si ha l'INTERVENTO DI PIETRO L'EREMITA
- Egli offre una considerazione di ordine pubblico: la parità dei poteri all'interno dell'esercito cristiano è stata la causa di disordini e tensioni
- C'è quindi il bisogno di una SOLA AUTORITA', concetto che si rifà anche ad uno dei fondamenti della poetica tassiana la cui azione sia UNA DI MOLTI
- Per cui il capitano è la testa di un unico corpo, del quale i compagni sono le altre membra
- Si ricordi inoltre come l'Arcangelo aveva avvisato Goffredo che sarebbe stato eletto capitano in modo del tutto involontario dai suoi compagni
- Goffredo non è dunque un COMANDANTE ASSOLUTO, bensì un PRIMO TRA PARI, è il perfetto capitano, sereno e tranquillo, lontano dai pericoli di insuperbirsi
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OTTAVE 35-80
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Goffredo ordina che il giorno successivo ci sia una lunga schiera dell'esercito, la cui narrazione occuperà la lunga sequenza delle ottave 35-66
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Così come la prima rassegna era stata condotta velocemente dal punto di vista di Dio, ora essa viene narrata attraverso gli occhi terreni di Goffredo
- Per il catalogo delle armi, Tasso prende il suo modello da OMERO
- Ma se quest'ultimo operava continui confronti tra i due eserciti avversari, Tasso allontana di molto le due rassegne e le carica di ideologie e riflessioni morali
- Infatti alla coesione e compattezza dell'esercito cristiano si contrapporrà la babelica confusione di quello pagano
- Tra la lunga schiera, spiccano due descrizioni in particolare:
- TANCREDI
- vengono in un primo momento esaltate le qualità positive (quali la magnanimità, l'abilità nelle armi, la raffinatezza ecc.)
- Tasso si concentra poi sul suo aspetto più peculiare: la FOLLIA D'AMORE
- La passione di Tancredi verso la pagana Clorinda viene fin da subito portata sotto l'insegna dell'erranza e segue il racconto RETROSPETTIVO dell'innamoramento
- Esso è avvenuto quando, dopo la battaglia contro i persiani, Tancredi per bere e riposarsi si reca in un luogo che assume gli aspetti di un LOCUS AMOENUS
- è qui che incontra la guerriera, la cui bellezza nel momento in cui ella scopre la fronte, folgora Tancredi
- Da quel momento, l'eroe cristiano non può che ripetere nella sua mente quell'immagine, di un amore appena nato ma già destinato ad essere senza speranza
- RINALDO
- è invece uno dei campioni indispensabili per l'espugnazione di Gerusalemme e dal quale nasce la stirpe estense
- La sua arte militare viene descritta feroce come quella di Marte, ma il suo aspetto candido e giovane lo rende simile ad Amore
- Si racconta di come non avesse nemmeno quindici anni, quando, arrivato alla notizia della crociata, fuggì da casa sua per strade ignote in un'azione così nobile e valorosa che, dice Tasso, dovrebbe essere imitata da qualche suo discendente
- nuovo invito al signore di Ferrara per intraprendere la nuova crociata
- Una volta che anche l'ultima squadra fila in rassegna, Goffredo riprende la parola invitando i comandanti a riposarsi dato che l'indomani sarebbero partiti per Gerusalemme
- Il suo discorso è nuovamente sicuro, stimolante e dà forza. Prende così avvio una delle caratteristiche tipiche dell'eroe: quella di un capitano che si mostra forte e sicuro ai suoi uomini e che tiene celate le preoccupazioni
- Goffredo infatti, avendo ricevuta la notizia di una mobilitazione da parte del califfo egiziano per attaccare le truppe cristiane, chiama a sé il suo messaggero ENRICO per mandarlo in Grecia dove dovrebbe arrivare il giovane principe danese SVENO
- A suono di trombe e di tamburi, l'esercito cristiano inizia il suo cammino verso Sion
- Il percorso ha un che di spettacolare, con il sole che illumina le armature e le schiere che sembrano un vero e proprio fiume in piena
- Tutto ciò crea un effetto illusionistico e sonoro nella narrazione
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OTTAVE 81-90
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Le ottave 81-82 hanno la funzione di compiere il tragitto che separa l'esercito cristiano dalle forze pagane con una sapiente dissolvenza narrativa che sposta gradualmente il punto di vista del racconto
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Suggestiva l'immagine delle DICERIE SUSSURRATE SOTTOVOCE che serpeggiano all'interno delle mura di Gerusalemme
- La città viene descritta come dolente, con un'evidente marca di derivazione infernale dantesca
- In questa atmosfera vi sorge il re ALADINO, disegnato come un uomo crudele in gioventù, ma ora la sua indole feroce era stata ammansita dall'età avanzata
- Vi è nel re il timore che la parte cristiana della città possa approfittare dell'arrivo dei crociati per ribellarsi alle leggi iniquie da lui imposte
- Si sottolinea il risorgere nel suo animo della GIOVANILE FEROCIA e dell'ORIGINARIA SPIETATEZZA attraverso anche la doppia similitudine animalesca del leone e del serpente
- Come se il PROGRESSIVO INCRUDELIMENTO DEL SOVRANO PRENDESSE FORMA NELLE PAROLE, si ha un VIOLENTO CRESCENDO DI INTENSITA'
- dal proposito di sfogarsi e di uccidere i cristiani sino al delirante quadro dell'assassinio dei sacerdoti
- "SPIETATAMENTE CRUDELE" è la formula per testimoniare lo stato d'animo del sovrano, ma egli è anche CAUTO in virtù della saggezza di esperto comandante che si traduce in azione militare di bruciare fattorie e luoghi in cui i crociati avrebbero potuto trovare scorte e riparo
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CANTO VII
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OTTAVE 1-21
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Erminia, principessa pagana segretamente innamorata di Tancredi, ha assistito dall'alto delle mura di Gerusalemme al duello dell'amato con Argante ed è angosciata dal saperlo ferito
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Vestita con le armi di Clorinda, esce nottetempo dalla città per raggiungerlo, ma viene sorpresa da una pattuglia di crociati che hanno scorto il riflesso della Luna sulla sua armatura
- Erminia si trova a metà strada da Gerusalemme e l'accampamento cristiano, non è né qua né là, fisicamente e ideologicamente
- Tasso decide dunque di farla uscire dal poema, Erminia perde la vita letteraria: metaforicamente viene eliminata dalla guerra e inserita in uno stato di pace, in termini retorici ciò si traduce in un passaggio dall'epica alla poesia bucolica
- La sua fuga è accidentata e affannosa, viene descritta velocemente e si crea una sorta di "vuoto" in cui Erminia giunge presso un fiumicello e cade addormentata
- Vi è l'immagine del sonno rappresentato come un giovane alato, pacificatore dei dolori umani, ma anche in questo caso Amore non cessa di turbarla, Erminia si nutre dei suoi dolori e ha sete dei suoi pianti
- Al suo risveglio si trova in un paesaggio naturale, si passa di colpo all'idillio pastorale, dalla fuga precipitosa al locus amoenus
- La parentesi pastorale sarà un motivo chiave nella produzione drammatica di Tasso in cui il mito dei pastori felici che vivono in una natura incontaminata si contrappone alla vita di corte, fatta di ipocrisia e apparenza
- Erminia vede un uomo anziano che suona un flauto circondato dal suo gregge, mentre il suo canto è udito da 3 fanciulli
- Gli chiede come sia possibile che, con la guerra che infuria intorno, lui e i pastori vivano così sereni. Il vecchio le dichiara che la terra in cui vivono non è mai stata toccata dalla guerra e che loro non ne hanno mai sentito parlare
- Siamo dinanzi ad una situazione paradossale, una sorta di meta-mondo lontano nel tempo e nello spazio
- Tasso decide di attribuire un passato al pastore, il quale disprezzò la vita bucolica decidendo in gioventù di andare a Menfi dove visse tra i ministri del re e i cortigiani, ma egli cominciò presto a rimpiangere la pace passata e decise di dire addio alla corte, luogo di falsità e ipocrisia
- Erminia, che ha ormai creato un rapporto di empatia con quel mondo, decide di rimanere tra i pastori
- Assistiamo ad un suo nuovo travestimento, dopo essersi finta cavaliere indossa abiti umili, pastorali e semplici, ma non riesce comunque a celare completamente la sua regale e naturale eleganza
- I versi sembrano ricordare quelli in cui Angelica decide di indossare abiti rozzi per fuggire
- Si tocca poi il punto più patetico ed elegiaco: Erminia incide il nome del suo amato nelle cortecce, proprio come fecero Angelica e Medoro, in un gesto generato dal mescolarsi di nostalgico ricordo e tensione ancora aperta ad un possibile futuro
- Si ha poi un richiamo alla canzone 126 di Petrarca, con Erminia che si lascia andare ad una fantasticheria ed immagina di essere morta vedendo Tancredi rendere omaggio alla sua tomba con poche lacrime
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La sortita notturna di Erminia è uno snodo fondamentale dal punto di vista narrativo perché fa sì che Tancredi si allontani dal campo cristiano e finisca nel giardino di Armida
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Tuttavia questo idillio assume un significato importante perché permette anche al poeta di caratterizzare ulteriormente il personaggio di Erminia e mostrarne la complessità psicologica
- Ma si ha anche una critica alla guerra e alla vita di corte, luogo di falsità, perfidia e pettegolezzi
- Importante è anche la funzione di Erminia nel sistema complessivo dei personaggi.
- Ella si inserisce come terza in un triangolo erotico, amando Tancredi che ama, non riamato, Clorinda
- Inseguendola, Tancredi crede di seguire colei che ama, mentre in verità insegue un'altra che a sua volta fugge da colui che ama senza saperlo
- Il gioco di specchi e di equivoci, frequente nel Furioso, ritorna qui con il sovrappiù di tragica fatalità che caratterizza il mondo tassesco.
- L'equivoco avrà infatti un tragico corrispettivo speculare allorché Tancredi non riconoscerà successivamente l'amata Clorinda vera, celata sotto armi diverse e la sfiderà e ucciderà.
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OTTAVE 22-49
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Con scarto narrativo, Tasso sposta il fuoco dell'azione su Tancredi, evocato intensamente nelle fantasie di Erminia, ed ora rappresentato nell'atto di inseguirla vanamente, scambiata per Clorinda
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Tancredi appare errante in tutti i sensi, si aggira per i sentieri sperando di incontrare Clorinda, ma ad un certo punto l'ombra degli alberi alti e folti è così cupa che non riesce più a orientarsi
- Teme inoltre che i crociati abbiano raggiunto Clorinda, giurando di farle vendetta, a dimostrazione di quanto egli erri
- Tancredi è smarrito, ma vede all'improvviso arrivare un uomo che gli pare essere un corriere, gli chiede informazioni e il cavaliere gli annuncia che si sta recando proprio al campo cristiano
- Tasso, dicendo che Tancredi "crede al parlar finto" anticipa che si tratta di una trappola (il corriere è infatti uomo di Armida, col senno di poi, il "parlar finto" si collega facilmente alla donna, dissimulatrice per eccellenza)
- Il crociato segue il messaggero finché giungono ad un castello che sembra espugnabile da tutti gli altri e che quindi non sembra aver nessun inganno al suo interno
- Un cavaliere armato intanto, gli si fa incontro e con aria minacciosa gli annuncia che si trova nel castel fatale di Armida.
- Con un doppio senso che crea nuovamente un cortocircuito tra il mondo guerresco e quello amoroso, lo invita a porgere le mani "ai lacci suoi", mentre è evidente il calco dantesco in "né più sperar di riveder il cielo" che attribuisce all'ingresso nel mondo magico di Armida una coloritura cupa ed infernale
- Tancredi incontra Rambaldo di Guascogna, crociato che aveva seguito Armida e che si era fatto pagano tradendo due volte, sia il campo che la croce
- Di colpo Tancredi recupera la sua fede e combatte contro il traditore
- Il duello sembra avere un esito scontato, ma proprio quando Tancredi sta per infliggere l'ultimo colpo, entra in gioco una magia di Armida che improvvisamente fa scomparire la luna e le stelle, lasciando la notte cieca
- Tancredi inizia a camminare alla cieca, ma rimane impantanato nella palude.
- Si rende conto di come questo destino di infamia sia una meritata punizione. Si lamenta con se stesso e i motivi della sua rabbia sono in particolare 2:
- Uno sotto la categoria di "amore" infatti, finendo prigioniero di Armida, non potrà più rivedere Clorinda
- L'altro è un motivo di onore cavalleresco, perché Tancredi non può presentarsi al duello con Argante
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OTTAVE 52-72
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Passiamo a vedere le condizioni di Argante, impaziente di riprendere il duello.
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Tasso si lascia guidare dal suo aspetto feroce in una rappresentazione colossale: Argante è come una cometa portatrice di morte e lutti
- Si insiste sull'orroroso desiderio di morte del soldato egiziano, ottenuto grazie al sapiente gioco quasi claustrofobico delle ripetizioni (spirano...spira; morte...morte).
- Argante sguaina la spada nell'aria e fende colpi nel vento e in questo delirio sanguinoso immagina di non rispettare nemmeno il corpo di Tancredi morto, dandolo ai cani (rimando ad Ettore morto trascinato da Achille)
- Innervosito, manda il suo messaggero a chiamare il guerriero cristiano, o chiunque osi sfidarlo
- I principi cristiani sono riuniti nella tenda di Goffredo che si guarda intorno con sguardo preoccupato e con pensiero dubbio e indeciso
- Il vecchio Raimondo si fa avanti e con un discorso ricorda la necessità di salvaguardare dai pericoli il comandante: se Goffredo accettasse quella sfida, automaticamente caricherebbe il duello in una sorta di scontro risolutore
- L'anziano col suo discorso non vuole solo stimolare gli altri soldati, ma ha la convinzione profonda di voler scendere a duello con Argante
- Alla fine si decide di estrarre il nome dello sfidante da un vaso, ma Goffredo subito chiarisce come Dio sarà il solo giudice, togliendo il dubbio circa il ruolo di un generico fato o destino quale arbitro dei casi umani. Il nome prescelto è proprio quello di Raimondo.
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OTTAVE 73-98
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Argante aspetta impaziente ed è evidente il suo tono sarcastico e sprezzante nell'atto di lanciare gridando la sue minacce ai cristiani
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Raimondo comprende la sua inferiorità, ma invoca l'aiuto di Dio per vincere una battaglia impari, in modo analogo a Davide.
- Il re del cielo accoglie la sua preghiera e gli invia un angelo protettore che come arma sceglie uno scudo di splendente diamante e con esso raggiunge Raimondo senza farsi vedere
- Argante vede avvicinarsi Raimondo, figura a lui ignota, e sorride sprezzante ascoltando come Tancredi si trovi lontano
- Inizia il duello in cui Argante è molto più feroce di Raimondo che però grazie all'aiuto dell'angelo schiva tutti i violenti colpi dell'avversario
- Il nuovo intervento del narratore segnala uno scarto nel duello con l'entrata in scena di un antagonista infernale. Satana da una nuvola vuota compone un'ombra leggera con l'aspetto di Clorinda
- Tasso modella la scena secondo l'episodio di Pandaro nell'Iliade
- Quando Menelao sfida individualmente Paride a duello, Atena genera un simulacro che ha le sembianze di Pandaro (troiano) che con atto vile scaglia una freccia per uccidere Menelao mentre sta duellando. La freccia non lo uccide, ma suscita lo scatenarsi della battaglia.
- Qui abbiamo Oradino che, persuaso dal demone, scaglia una freccia contro Raimondo. Rotti i patti che regolano il duello, entrano in scena i due rispettivi eserciti
- La narrazione è governata da un punto di vista lontano, una sorta di campo lungo dal quale si vedono le masse dei due eserciti che precipitosamente vanno allo scontro
- Nella scena confusa e collettiva si ha un primo piano su Argante, capace di districarsi in mezzo alla folla grazie alla sua forza, l'unico tra i pagani ad essere coraggioso e ardito
- Argante vuole evitare la fuga rovinosa dei suoi e per questo cerca di trattenerli, ma senza risultato, tanto è il panico che ormai attraverso le fila dell'esercito pagano
- Goffredo vuole profittare dell'esito positivo dello scontro e incalza i nemici con altri soldati, ma in un istante le forze infernali non abbandonano il loro esercito, addensano una nuvola nell'aria e scatenano il vento.
- Si crea una terribile tempesta che colpisce unicamente gli occhi dei cristiani in un'atmosfera completamente infernale che costringe i cristiani alla ritirata.
- Il canto si chiude con l'immagine della pioggia che si accorda alle grida, al vento, ai tuoni producendo una spaventevole musica che assorda il mondo.
- CANTO XI
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CANTO XII
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OTTAVE 52-65
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Tancredi desidera sfidare il soldato a lui ancora sconosciuto, considerandolo degno e nobile del duello
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Con la risposta di Clorinda, GUERRA E MORTE AVRAI, ha così inizio la lunga sequenza del combattimento caratterizzata da una VIRTUOSISTICA CONCERTAZIONE DEI PUNTI DI VISTA
- Il COMMENTO DEL NARRATORE ad apertura del duello di arricchisce di significati contribuendo da un lato a garantire una sorta di SPETTACOLARIZZAZIONE DEL COMBATTIMENTO e dall'altro a segnalarne la sua UNICITA'
- Inoltre lo SCENARIO NOTTURNO appare pienamente coerente con la sensibilità di Tasso, il quale ama l'ombra, misteriosa, avvolgente, indistinta che vela di ambiguità il reale
- Nell'impostazione dello scontro all'ULTIMO SANGUE, si avverte una FORTE AMBIGUITA', tra desiderio e crudele violenza, tra amore e morte
- I due protagonisti dovrebbero amarsi, mentre inconsapevolmente si odiano e si causano sofferenze
- Il combattimento è corpo a corpo, i due contendente sono vicinissimi tra loro in un crescendo di violenza
- Si fa evidente anche il TRAGICO INTERSECARSI DELLA VICENDA BELLICA CON QUELLA AMOROSA, segnalata dalle interferenze tra LESSICO AMOROSO E MILITARE-CAVALLERESCO
- Il triplice abbraccio tra i duellanti assume agli occhi del lettore, che conosce la vera identità dei due personaggi, un ulteriore connotato TRAGICO, ma anche EROTICO
- Dopo una prima parte del duello, si registra una sorta di INTERMEZZO durante il quale i due personaggi prendono fiato e il narratore interviene per commentare
- Il segno rivelatore della PARTECIPAZIONE SOGGETTIVA DELL'AUTORE è soprattutto in uno dei momenti culminanti, quando Tancredi vede che il suo avversario è maggiormente ferito e se ne insuperbisce
- MISERO, CHE GODI? GLI OCCHI TUOI PAGHERAN (SE IN VITA RESTI) DI QUEL SANGUE OGNI STILLA UN MAR DI PIANTO
- Queste intrusioni hanno una funzione diametralmente opposta a quella che avevano nel FURIOSO
- Per ARIOSTO erano strumenti di STRANIAMENTO, segnavano il distacco dell'autore dalla materia
- In TASSO, testimoniano l'impostazione tutta suggestiva del racconto, il fatto che l'autore proietti se stesso nei personaggi
- Tancredi chiede al suo avversario di rivelargli la sua identità, in accordo con il codice cavalleresco
- Clorinda risponde sprezzante ed è qui che l'ira dei due eroi aumenta finché all'OTTAVA 64 accade il MOMENTO DECISIVO
- TANCREDI TRAFIGGE CON LA SUA SPADA IL SENO DI CLORINDA, azione descritta con una sorta di ralenti del colpo di spada che penetra nelle carni e fa sgorgare un fiume caldo di sangue
- La narrazione degli ultimi istanti della vita dell'eroina incrocia significativamente i punti di vista dei due personaggi, con la consueta focalizzazione emotiva e patetica
- Clorinda chiede come ultimo desiderio il BATTESIMO
- La sua morte e conversione appaiono cosparse di un'aura sacra e biblica, con un riferimento alle virtù teologali (FEDE, SPERANZA E CARITA') che vengono infuse agli uomini direttamente dalla grazia divina
- Tancredi diventa ora titolare di un nuovo PUNTO DI VISTA che orienta il racconto i cui versi ENFATIZZANO IL DRAMMATICO MOMENTO DELL'IDENTIFICAZIONE DI CLORINDA CHE SEMBRA IMPEDIRE IL PROSEGUIRE DELLA NARRAZIONE PER COGLIERE LA PARALISI EMOTIVA E PSICOLOGICA, il vero e proprio CHOC DI TANCREDI
- La figura di Clorinda subisce una RADICALE TRASFORMAZIONE
- Ciò che sin qui ha caratterizzato Clorinda è il rifiuto della propria autentica identità, la negazione della femminilità e di ogni istinto naturale
- Ora la donna DEPONE IL DURO GUSCIO DELL'ARMATURA che la isolava dalla realtà, riacquista la sua natura e viene a coincidere con la sua vera immagine
- La trasformazione è DUPLICE: non solo Clorinda riacquista la sua femminilità, ma scopre la verità della religione cristiana ed è intimamente rinnovata dalla Grazia
- Ritrova il suo corpo proprio nel momento in cui la morte la libera dalla fisicità per innalzarla nella dimensione puramente spirituale
- Da un lato Clorinda morente è trasfigurata da una GIOIA SOVRUMANA che la rapisce in paradiso ed appare quasi nelle sembianze della martire cristiana che muore con gli occhi levati al cielo
- Sotto-argomento 1
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CANTO XIII
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OTTAVE 1-16
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Tasso apre il nuovo canto con un SALTO TEMPORALE e ritorna al momento dell'incendio della macchina da guerra cristiana grazie alla sortita notturna di Clorinda e Argante
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Poiché nell'ultima battaglia i cristiani avevano aperto una breccia nelle mura di Gerusalemme > ISMENO idea un nuovo piano per impedire ai crociati di accedere al legname della FORESTA DI SARON
- Segue la descrizione del terribile luogo che sorge non lontano dall'accampamento cristiano, essa è fittissima di piante secolari e spaventose che non permettono alla luce del Sole di penetrare
- Si ha un evidente richiamo alla SELVA OSCURA DI DANTE, la quale non aveva luce nemmeno di giorno
- è una foresta considerata MALEDETTA, che tutti gli abitanti evitano, la nominano da lontano e la indicano timorosamente da lontano: le uniche persone che vi finiscono sono quelle che si smarriscono
- Durante la notte, diventa il REGNO DELLE TENEMBRE, dominato da ENTITA' DEMONIACHE
- Racconta Tasso, è qui che le streghe si riuniscono con il loro amante, il DIAVOLO, che talvolta ha l'aspetto di un drago ed altre di un caprone deforme
- Il meraviglioso si circonda dunque di un'aura di incerto dubbio e di una fama sinistra
- Ismeno inizia il RITO DI EVOCAZIONE DELLE FORZE DEL MALE, risveglia i morti e i gli angeli caduti, i quali per decreto divino non potevano intervenire direttamente nella guerra, ma potevano coesistere ciascuno in un albero o in una pianta
- Dopo il suo incantesimo, si reca dal re ALADINO e gli annuncia che presto il SOLE E MARTE si congiungeranno nella COSTELLAZIONE DEL LEONE
- Ciò lascia presagire una TERRIBILE SICCITA' incombente sul campo cristiano, grazie alla quale Ismeno auspica al re una vittoria puramente tattica senza interventi militari
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OTTAVE 17-30
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Goffredo intanto manda i suoi artigiani nella foresta per procurarsi il legno necessario alla costruzione di una nuova grande macchina
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Gli uomini non riescono però neanche ad entrarvi, impauriti come un bambino che non osa guardare laddove crede vi siano dei fantasmi
- Si tratta di una paura infantile verso le zone oscure dell'inconscio, la foresta appare come il luogo in cui ciascuno si trova di fronte a fantasmatiche e nascoste presente
- Si noti come non produca un effetto puntuale, ma genere un'INQUIETUDINE CHE DURA NEL TEMPO, come un trauma non ancora razionalizzato (e infatti i fabbri non riescono ad elaborare un discorso coerente)
- Il capitano decide a questo punto di mandare una nuova squadra di uomini coraggiosi e selezionati che riescono a procedere superando il primo ostacolo
- Tuttavia vengono sorpresi da un TERRIBILE SUONO che comprende in esso varie entità che durano una nell'altra componendo un FRASTUONO SPAVENTOSO
- Anche il secondo tentativo fallisce
- A questi cavalieri succede l'audace e temerario ALCASTO, che crede di potercela fare grazie al proprio sprezzo del pericolo
- Il personaggio si profila come un insensato ed eccessivamente audace cavaliere, incapace di valutare con attenzione i rischi della missione
- Egli supera l'orrore di quel suono mostruoso, ma trova un altro tremendo ostacolo, ossia MURA DI FUOCO che circondano il bosco e assumo le sembianze della CITTA' DI DITE dell'Inferno dantesco
- Anche Alcasto si ritrova costretto a scappare
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OTTAVE 31-51
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Con un procedimento di SINTESI, il narratore riporta la successione continua dei tentativi falliti
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è poi il turno di TANCREDI, descritto ancora malconcio per le ferite procurate nel corso del duello e soprattutto DISPERATO per la morte di CLORINDA
- Quasi come un fatale segno del destino, ogni nuova entrata di Tancredi sembra essere accompagnato dal ricordo della donna
- Egli si addentra nella selva con molto coraggio e non si lascia sbigottire di fronte ai terrificanti boati
- Dinanzi alla città di fuoco, TANCREDI SI CONFRONTA CON LA PROPRIA COSCIENZA
- Dopo aver compreso l'inutilità delle armi, conclude che da un lato NESSUNO DEVE RISPARMIARE LA PROPRIA VITA QUANDO LA CAUSA COLLETTIVA LO RICHIEDE, ma dall'altro NON E' DEGNO DI UN UOMO VALOROSO SACRIFICARSI INUTILMENTE
- Tancredi tuttavia patisce la vergogna che lo attenderebbe se fallisse e SI GETTA NELLE FIAMME, ma il fuoco non lo brucia e si dissolve...il tutto era un'ILLUSIONE
- Tancredi trova dinanzi a sé una RADURA con al centro un grande CIPRESSO
- Pianta funeraria che caratterizza da subito il clima luttuoso che connoterà le ottave successive
- Il suo tronco è inciso da vari segni, si tratta di GEROGLIFICI EGIZIANI tra i quali Tancredi riconosce alcune parole data la sua esperienza in Siria
- Traspare la memoria del passo dell'ORLANDO FURIOSO, in cui Orlando legge l'epigramma scritto in una grotta da Medoro
- I geroglifici sono minacciosi e intimano di non toccare e turbare questa SECRETA SEDE
- Prende forma lentamente il PRODIGIO CHE PARALIZZERA' TANCREDI, gli alberi infatti contengono degli spiriti incarcerati, con un'evidente allusione alla selva dei suicidi dantesca
- Tancredi, con lo stesso gesto compiuto quando aveva ucciso Clorinda, estrae la spada e trafigge il Cipresso dal quale fuoriesce sangue ed un lamento
- Si tratta della voce di una sorta di FANTASMA DI CLORINDA, la cui apparizione post-mortem si contrappone alla visione paradisiaca di Tancredi
- La donna ricorda al cristiano di averla uccisa e spiega come in questa selva ci siano gli spiriti di tutti i morti durante la battaglia ai piedi di Gerusalemme e che sono qui costretti da una strana magia
- Tancredi scivola in una sorta di DISSIDIO INTERIORE e per il dolore finisce per credere alle parole di Clorinda finendo sul FILO DELLA PAZZIA
- Abbandona la spada, diviene fuori di sé, perde il senno e si riprende solo per fuggire
- La sua sconfitta diviene nota agli occhi di tutti, perché è costretto a rivelare a Goffredo che tutte quelle dicerie e favole sulla selva sono vere
- Nei toni di una profezia, PIETRO L'EREMITA annuncia che toccherà a RINALDO questa missione, non prima però di averlo ricondotto al campo cristiano
- Ciò che occuperà la materia del trittico di canti XIV-XVI
- L'ottava 51 anticipa il vero punto di svolta del racconto, poiché segna l'apice delle sventure dei cristiani e l'avvio progressivo verso la vittoria finale
- Costituisce il BARICENTRO DEL POEMA, spostato per il desiderio tassiano di esasperare la tensione drammatica alla META' DEL CANTO XIII
- Piena realizzazione di questo nuovo equilibrio narrativo si avrà poi nell'OTTAVA 72, quando Dio, rispondendo alle preghiere di Goffredo, imporrà un NOVELLO ORDIN DI COSE
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OTTAVE 52-80
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Come aveva previsto Ismeno, la SICCITA' incombe sul campo cristiano
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Nel cielo non brilla nessun astro benefico, dominano in esso le stelle maligne, aumenta il caldo malefico e brucia in modo devastante in ogni parte
- Tutta la descrizione della siccità ha una concezione biblica, inoltre l'episodio segna l'ULTIMA DIFFICILE PROVA DELL'ESERCITO CRISTIANO e l'ultimo atto delle sofferenze prime del nuovo ordine delle cose
- Il punto di vista è quello dell'occhio mortal, di un indistinto essere umano che osserva la desolante condizione della natura riarsa dal Sole
- Tasso passa in rassegna, con studiatissimo effetto di continuità semantica garantito dall'iterazione del verbo LANGUIRE ad apertura di ogni ottava, LO STATO DI PROSTRAZIONI DEL CAMPO, ANCHE NEGLI ANIMALI CHE ACCOMPAGNANO I SOLDATI
- Il LAMENTO che si erge è una sorta di VOX POPOLI che condanna il desiderio individuale di Goffredo, mentre durante la notte molti soldati i cui capitani sono ormai morti, abbandonano il campo
- Ecco che inizia la PREGHIERA DI GOFFREDO, che tramata di ECHI BIBLICI col ricordo del miracolo della pioggia di manna che salva il popolo ebreo alla fame mentre attraversa il deserto (ESODO)
- Dio osserva dall'alto dei cieli lo svolgersi degli eventi umani ed impone che è GIUNTA L'ORA DI UN NUOVO ORDINE DELLE COSE
- Si tratta di un verso significativamente ricalcato su quello della quarta bucolica virgiliana che canta la rinascita dell'oro, l'avvio di una nuova grande stagione della storia dell'umanità
- L'intervento di Dio segna il momento culminante dello spannung del racconto e l'AVVIO DELLA SECONDA PARTE DEL POEMA
- Così, dalla parte sinistra del cielo fuoriescono lampi luminosi e la successiva pioggia, sorta di rinascita del mondo naturale intero e simbolicamente rinascita della vita e della speranza
- CANTO XV
- CANTO XVI
- CANTO XVII
- CANTO XIX
- CANTO XX